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Quel 14 dicembre 2010

Posted in comunismo, lotta politica, rivoluzione with tags , , , , , on 15 dicembre 2010 by pensabeneperez

Oggi niente traduzioni né arabismi, pubblico un raccontino molto fantascientifico scritto da un certo Yusuf su ispirazione dei fatti di ieri.

 

Quel 14 dicembre 2010

Ora che abbiamo le braccia anchilosate dall’artrite e le gambe tremolanti, quando cominciano gli scontri alle manifestazioni rimaniamo dietro, assieme ai vecchi come noi e a quelli che non se la sentono di andare avanti. Fino a qualche tempo fa ci portavamo i limoni per distribuirli tra i compagni, ma ormai sono pressoché inutili contro i nuovi gas lacrimogeni in dotazione alle forze dell’ordine.

Anche solo guardando, senza tirare pietre né alzando barricate, tuttavia, l’adrenalina che ci invade è la stessa.

Quella sensazione meravigliosa di sentirsi completamente vivi.

Abbiamo visto affilatissime sciabole giapponesi dimezzare gli scudi della guardia di finanza, caviglie di poliziotti azzannate da pitbull addestrati; siamo rimasti immobilizzati per due minuti in seguito all’esplosione delle bombe paralizzanti, abbiamo soccorso compagni massacrati dai manganelli trasparenti, dopo essere stati accecati dalle luci blu dei fari al laser delle camionette.

Le modalità di scontro, così come gli strumenti di repressione, sono cambiati, ma lo spirito che anima la piazza è sempre identico, quell’aria che si respira, pregna degli effluvi chimici dei gas lacrimogeni e allo stesso e allo stesso tempo vivificante.

Oramai è impensabile avvicinarsi alla polizia schierata senza le cosiddette “mascherine ateniesi” che proteggono dalle varie bombe accecanti, assordanti, paralizzanti, urticanti con cui lo stato difende la propria sovranità. Tutti i cortei devono essere sincronizzati con l’opera degli hacker-militanti che da casa mettono fuori uso per qualche ora il sistema computerizzato di videosorveglianza che vigila tutta le città. Gli strumenti dei manifestanti sono progrediti in maniera proporzionale all’evoluzione tecnologica del sistema di difesa dello stato.

 

Tornando dall’ennesimo corteo contro il programma di castrazione chimica dei palestinesi intrapreso da Israele nell’ex striscia di Ghaza, io e Saverio, come spesso accade in questi momenti, ci lasciamo andare ai ricordi delle lotte giovanili, quando ancora le gambe ci permettevano di rimanere in prima fila durante gli scontri. Inevitabilmente ci ritroviamo a parlare, con una certa commozione mista a nostalgia, del 14 dicembre 2010.

Quel giorno cambiò tutto: la rabbia della nostra generazione finalmente esplose dimostrando tutta la sua potenzialità, alimentandosi dell’apporto di tanti giovani che fino a quel momento erano sempre stati estranei alla lotta politica. L’immagine delle forze dell’ordine, che retrocedevano e scappavano terrorizzati dalla gragnuola di pietre e petardi, si impresse negli animi andando a risvegliare la voglia di rivolta che contraddistinse gli anni successivi. A quella data si fa risalire l’inizio del celebre secondo decennio del duemila. Pochi anni dopo Atene veniva liberata e così Dublino. Tutti ricordiamo quanto ci andammo vicino anche a Roma, nel novembre del 2018.

Ci emoziona lasciarci andare ai racconti di certi lanci riusciti particolarmente bene, del fuoco che avvolgeva le camionette che non avevamo mai visto prima, se non in televisione. Sappiamo bene che già domani, come quaranta anni fa, leggeremo sui giornali le solite vecchie polemiche sui presunti infiltrati, unici colpevoli dei disordini del corteo di oggi. La consueta tecnica della sinistra istituzionale per svilire la sacrosanta rabbia dei manifestanti.

Tentiamo di rammentare quale fosse stato il motivo ufficiale della manifestazione di quel 14 dicembre, sebbene poi si sia rivelato assai marginale rispetto all’importanza storica che ebbe quel giorno come prima tappa dell’esacerbazione del conflitto politico. Forse qualche bagarre interna a uno dei governi aziendali che in quegli anni si susseguivano in Italia?

E così chiacchierando ce ne torniamo casa con i piedi distrutti, dopo quest’ennesima manifestazione “violenta” che, forse, non ha risolto nessun problema specifico nell’immediato, ma sicuramente ci ha fatto sentire più umani.

 

 

Yusuf