Archive for the letteratura araba classica Category

Compromessi

Posted in abu hayyan al-tawhidi, letteratura araba classica, politica, Uncategorized with tags , , on 9 ottobre 2010 by pensabeneperez

Compromessi

al-Tawḥīdī, un autore dell’epoca abbaside, nonostante il suo valore letterario fu costretto tutta la vita a servire due ministri corrotti e incapaci.

Domandai ad Abū al-Farağ ,il ṣūfī di Baghdad: “Tu sei un venerando ṣūfī e hai un’ ottima reputazione, perché dunque intraprendi discorsi sull’ascetismo, il rapporto spirituale con Dio, le idee, la tentazione diabolica e la purificazione delle azioni con quell’uomo? – cioè al-Ṣāḥib b. ʿAbbād –  Questo è un sapere di cui discutere con coloro che padroneggiano l’annientamento nell’essenza divina[1].”

Il ṣūfī replicò:

Costui è un uomo spudorato e altolocato, ha successo, denaro ed è obbedito, non  posso arrivare a ciò che detiene se non con la spudoratezza e io, che ho la schiena appesantita dalla prole bisognosa di nutrimento, faccio lo stupido con lui per un ora per ottenere un po’ di questi beni mondani in nome dei quali  si scannano a vicenda nobili e plebei.”

al-Tawḥīdī, ricordando Ibn al-ʿAmīd, [2]dice:

“Stava lavorando a un libro che aveva intitolato “la creazione e la morale”, ne avevo sfogliato qualche pagina e non era un granché però, d’altronde, la merda dei capi è un dolce di datteri; il fetore delle ascelle dei ricchi è profumo d’agàlloco e gli scarafaggi dei regnanti sono rari e bellissimi fiori.”


[1] Termini del sufismo.

[2] Ṣāḥib bin ʿAbbād e Ibn al-ʿAmīd erano i due ministri che al-Tawḥīdī dileggia nel libro Maṯālib al-Wazīrayn.

Il potere

Posted in Abbasidi, al-Mutawakkil, al-tanukhi, califfi, letteratura araba classica with tags , , on 7 ottobre 2010 by pensabeneperez

Un altro aneddoto tratto dall’opera del Tanukhi sugli eccessi e le stravaganze degli uomini di potere.

Mi ha raccontato Abū al-Qāsim al-Ğuhanī  a cui è stato riferito da Abū Muḥammad b. Ḥamdūn, che a sua volta lo era venuto a sapere dal padre, che al-Mutawakkil, (Califfo dell’epoca Abbaside, m. 861) in uno dei giorni in cui si dava al bere, volle che tutto quello su cui si posavano i suoi occhi fosse giallo. Gli fu quindi innalzato un padiglione dorato in legno di sandalo, coperto e rivestito di broccato giallo; davanti a lui furono posti dei grossi cedri gialli dustumbo[1] e del vino paglierino in coppe d’oro; tra le schiave furono fatte venire solo quelle bionde e con vestiti ricamati di giallo. Il padiglione era stato eretto sopra una vasca rivestita di piombo in cui scorreva dell’acqua, egli dunque ordinò che nel canale fosse disciolto dello zafferano in quantità sufficiente per tingere di giallo tutta l’acqua che confluiva nella vasca. Il suo festino alcolico perdurò talmente a lungo che si esaurì lo zafferano disponibile, allora utilizzarono il càrtamo[2] ma non stimarono che anch’esso sarebbe terminato prima della fine della sua sbornia in modo da comprarne ancora; così si esaurì e quando non ne rimaneva che poco lo avvisarono temendo che si sarebbe adirato qualora esso fosse finito e non sarebbe stato sufficiente il tempo di comprarne ancora al mercato. Lo informarono ed egli si rabbuiò: “Perché non ne avete acquistato una grande quantità?” Poi aggiunse: “Se adesso si interrompe mi si rovinerà la giornata, prendete orsù i vestiti ricamati di giallo e metteteli a mollo dove scorre l’acqua …” La sua sbronza finì quando finirono anche tutti i vestiti di quel tipo negli armadi.


[1] Varietà di cedri persiani.

[2] Detto anche zafferanone, spezia ricavata dai fiori del càrtamo

Logica Militare

Posted in al-tanukhi, letteratura araba classica, logica militare, sigistan, Uncategorized with tags , , , on 7 ottobre 2010 by pensabeneperez

Un aneddoto che ben illustra la mentalità militare (cfr lo scandalo dell’agenzia che forniva prostitute all’esercito americano in Iraq)

Un condottiero militare del Siğistān  (regione dell’asia centrale corrispondente all’odierno Uzbekistan/Afghanistan):

È giunto da noi il capo dell’esercito del Ḫurasān da parte di Naṣr b. Aḥmad (il Samanide) con un’ immensa moltitudine di militari, dopo aver conquistato il Siğistān i suoi soldati si sono sparsi nel paese seminando depravazione, violentando le donne per le strade. Il popolo è venuto a lamentarsi giacché s’è presa la decisione che io mi recassi da lui insieme a un giurisperito.

Dopo essere entrati presso di lui siamo entrati e il giurisperito ha cominciato ad ammonirlo riferendogli ciò che facevano i suoi soldati. Il condottiero così gli rispose: “Vecchio, non ti credevo così stolto! Ho con me trenta mila uomini, le loro mogli stanno a Buḫārà, se si gli drizza il membro, cosa possono fare fanno? Inviarlo per posta alle loro donne?

Non possono far altro che infilarlo qui dove gli capita non appena gli si rizza! Questa è una cosa che non posso vietare ai miei soldati, gli rovinerei l’umore….

al-Tanūḫī – Nišwār al-Muḥāḍara

al-Tanūḫī è un autore dell’epoca abbaside (m. 994).