Compromessi
al-Tawḥīdī, un autore dell’epoca abbaside, nonostante il suo valore letterario fu costretto tutta la vita a servire due ministri corrotti e incapaci.
Domandai ad Abū al-Farağ ,il ṣūfī di Baghdad: “Tu sei un venerando ṣūfī e hai un’ ottima reputazione, perché dunque intraprendi discorsi sull’ascetismo, il rapporto spirituale con Dio, le idee, la tentazione diabolica e la purificazione delle azioni con quell’uomo? – cioè al-Ṣāḥib b. ʿAbbād – Questo è un sapere di cui discutere con coloro che padroneggiano l’annientamento nell’essenza divina[1].”
Il ṣūfī replicò:
Costui è un uomo spudorato e altolocato, ha successo, denaro ed è obbedito, non posso arrivare a ciò che detiene se non con la spudoratezza e io, che ho la schiena appesantita dalla prole bisognosa di nutrimento, faccio lo stupido con lui per un ora per ottenere un po’ di questi beni mondani in nome dei quali si scannano a vicenda nobili e plebei.”
al-Tawḥīdī, ricordando Ibn al-ʿAmīd, [2]dice:
“Stava lavorando a un libro che aveva intitolato “la creazione e la morale”, ne avevo sfogliato qualche pagina e non era un granché però, d’altronde, la merda dei capi è un dolce di datteri; il fetore delle ascelle dei ricchi è profumo d’agàlloco e gli scarafaggi dei regnanti sono rari e bellissimi fiori.”